L’asessualità non è “una fase” o una “nuova moda”

Da attivista asessuale, ci sono momenti che so bene non scorderò mai. So che non dimenticherò questo momento a Verona, dopo una conferenza su diversi argomenti LGBTIQ dove ho avuto la possibilità di parlare di asessualità per qualche minuto: stavo guardando le persone nell’atrio, mentre bevevano qualcosa e prendevano brochure, e ho notato questo ragazzo sui vent’anni che leggeva un volantino sull’asessualità che avevo portato, e gli tremavano le mani, visibilmente. Non sono rimasta sorpresa quando più tardi si è seduto silenziosamente vicino a me, e mi ha ringraziata per la mia presentazione, dicendomi che anche lui è asessuale e che era contento di sapere che ci sono altre persone come lui.

Ma un momento nel 2012 ha probabilmente lasciato un segno più profondo nel mio cuore. Facevo parte del gruppo che organizzava l’Asexual WorldPride Conference a Londra; quando sono arrivata alla Southbank University la mattina per preparare la sala, un tizio della sicurezza mi ha detto che c’era già qualcuno per me. Mi sono sorpresa, perché mancava più di un’ora all’inizio della conferenza. Sono rimasta ancora più sorpresa quando ho scoperto che la persona che mi aspettava era questa minuscola signora anziana. È venuta da me, chiaramente emozionata, e mi ha chiesto se fossi asessuale; quando ho risposto di sì, mi ha abbracciata con le lacrime agli occhi e mi ha detto che aveva 83 anni ed ero la prima altra persona asessuale che incontrava, e che non mi avrebbe mai dimenticata. Lydia, questo è il suo nome, mi ha raccontato di come si fosse sentita sola e confusa per tutta la sua vita, e di come avesse pensato che c’era qualcosa che non andava in lei, perché perfino il suo medico le aveva detto che la sessualità di suo marito era normale, quindi il problema era chiaramente lei.

Lydia ora è la nostra attivista asessuale più anziana: è motivata e contenta di parlare di asessualità perché non vuole che nessun’altra persona debba provare ciò che ha provato lei. Pensando a lei, e ad altre persone come lei, mi viene quasi da ridere quando le persone scettiche riguardo all’asessualità mi dicono che è “solo una fase” o “una nuova moda”, magari per attirare l’attenzione.

Le interviste su giornali, riviste e TV, generalmente si concentrano su persone giovani; anche quando si parla di asessualità, una persona giovane e sana che non desidera il sesso fa più notizia di una persona anziana che non ne vuole. Questo ha probabilmente influenzato l’opinione pubblica in molti modi, incluso quando, appunto, dicono che l’asessualità potrebbe essere solo una fase, o una nuova moda. Ecco perché ho pensato che fosse una buona idea parlare con alcune persone asessuali “più anziane” (“più anziane” della fascia d’età di cui generalmente si interessano i media).

 

Cosa si prova ad essere asessuali tutta una vita, quando la visibilità su questo  orientamento ha cominciato ad avere risultati solo negli ultimi 10 anni circa?

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Tan, una donna Inglese di 65 anni, nonna di una nipotina, dice di aver scoperto l’asessualità solo quando aveva 53 anni.

<Ho letto un articolo e molte cose che erano scritte mi hanno toccata davvero, e verso la fine ho pensato “Sì, sembro proprio io. Dove posso saperne di più?” Accennava ad AVEN (Asexual Visibility and Education Network), ho fatto una ricerca su google e mi sono iscritta>.

Tan dice di aver sempre saputo di essere diversa, ma di aver provato davvero tanto ad “adattarsi” e ad essere “normale” come tutti: <ma non riuscivo a capire come o perché una persona potesse voler fare sesso più di quella rara volta – perché mai qualcuno volesse farlo più volte al giorno (o a notte) era incomprensibile!>.

Myra, una donna Americana di 70-e-qualcosa anni, dice di aver cominciato a identificarsi come asessuale nell’ultimo paio d’anni.

<Quando avevo circa 40 anni, mi sono “tolta dalla piazza” mentendo e dicendo che ero già impegnata in una relazione; a volte portavo anche una fede matrimoniale. Non mi è mai piaciuto il sesso. Comunque, mi sono sposata (due volte) e ho avuto figli quand’ero giovane, perché era ciò che bisognava fare negli anni ’60. Credo di essere sempre stata asessuale, e che ho solo scoperto che c’era una parola per descriverlo quando avevo quasi 70 anni>.

Cathy, 52 anni, da vicino San Francisco, dice di essersi iscritta ad AVEN nel 2005, dopo aver sentito David Jay (il fondatore) parlare di asessualità alla radio. Si identificava come lesbica, e aveva già fatto coming out come lesbica con famiglia e amici, perché era (ed è) omoromantica, ma non sapeva ci fosse una parola per dirlo.

Dice: <Fare coming out come asessuale è stato più difficile per me che fare coming out come lesbica. Tutte le persone a cui ho detto di essere lesbica l’hanno accettato subito, e non hanno mai provato a convincermi che non ero lesbica. Ma quasi tutt* quell* a cui ho detto di essere asessuale (con l’eccezione della mia famiglia e alcuni amici) hanno provato a convincermi che non sono asessuale. Credo che essere più anziana renda le cose più facili per quanto riguarda convincere la gente che sono davvero asessuale, rispetto a come sarebbe se fossi più giovane. Credo che avrei fatto difficoltà con le domande riguardo a come faccio a sapere se sono asessuale se non ho mai fatto sesso o che altro prima. Con 52 anni sulle spalle, ho un sacco di prove che posso mostrare alla gente riguardo la mia asessualità. D’altro canto, credo che nessuno dovrebbe sentirsi in dovere di “dimostrare” la propria asessualità e spero che arrivi il tempo in cui l’asessualità sarà più conosciuta e accettata, e la gente smetterà di provare a discutere con me quando faccio coming out>.

 

Com’è essere asessuali e sposat* ad un partner sessuale?

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Paolo, 41 anni, da Milano, dice che ha fatto coming out solo con sua moglie.

<La parte più difficile è probabilmente per il/la partner sessuale, far sì che non si senta respint*. Io e mia moglie proviamo a fare sesso regolarmente (una volta ogni settimana, o ogni due). Le ho detto che è libera di fare sesso con altri uomini, ma per ora non l’ha fatto. La vita matrimoniale è fatta da molte altre cose oltre al sesso, ed è possibile avere una relazione intima senza fare sesso ogni due giorni. Credo che io e mia moglie siamo molto più intimi di alcune coppie per le quali il sesso è quasi l’unica cosa che hanno in comune>.

Myra mi racconta di aver detto a uno dei suoi figli di essere asessuale perché forse questa informazione gli avrebbe dato delle risposte riguardo al divorzio tra lei e il padre di lui. Lei non è in una relazione adesso. Molte persone asessuali si saranno sposate, come Myra, perché “era la cosa da fare”? È possibile, ma anche lì c’è molta diversità.

LSJ, 44 anni dal New Mexico, dice di non essere mai stata in una relazione romantica, perché non considera “relazione” qualche appuntamento con un tizio nel 1999, e ancor meno “romantica”.

Dave, 57 anni dalla California, dice: <Attualmente non sono in una relazione, e sono abbastanza felice, ma sarei felice anche in una relazione non sessuale. Sono stato in una relazione duratura con una persona sessuale qualche anno fa. Quella storia è finita per diversi problemi, e alla fine mi ha portato a scoprire AVEN. Senza l’esperienza di quella relazione, dubito che avrei messo le cose in discussione abbastanza da scoprire l’asessualità>.

Il Dr. Anthony Bogaert, professore e ricercatore nel campo dell’asessualità, scrive inUnderstanding Asexuality (2012):

Lo studio dell’asessualità rivela come le variazioni nella sessualità influenzino profondamente le traiettorie di vita delle persone (rilevanti per la demografia). […] Non ci sono statistiche pubblicate sul tasso di fertilità tra le persone asessuali (un argomento ben degno di essere studiato), ma nel primo studio pubblicato sull’asessualità usando un campione di adulti probabilistico (casuale) a livello nazionale in Gran Bretagna, ho scoperto che il 33% delle persone asessuali erano impegnate in relazioni di lungo termine (come il matrimonio), rispetto al 64% delle persone sessuali .” (Bogaert, 2004).

 
Di cosa si preoccupano le persone asessuali più anziane?

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James, una persona trans* di 52 anni, da San Francisco, dice:

<Invecchiare, fisicamente, non è una passeggiata e sarebbe molto utile avere qualcuno accanto che sia d’aiuto e con cui condividere le difficoltà. Alcuni di noi “vecchiett*” hanno discusso certe scelte che dobbiamo fare ora che invecchiamo. Aver bisogno d’aiuto in casa o trovare un* compagn* decente per dividere l’appartamento così che ci si aiuti a vicenda. Cosa succede se hai un problema medico e nessun supporto. Le stesse cose che ogni persona che sta invecchiando ed è sola si trova ad affrontare. Credo che più diventiamo vecchi* e meno illusioni ci facciamo che ci sia una relazione all’orizzonte e che tutto andrà bene. Alcun* di noi hanno figli che possono aiutare, ma molti no, incluso me, e credo questa sia una percentuale più alta tra le persone asessuali>.

A Cathy piacerebbe trovare una persona come lei:

<Cercare persone asessuali della mia età è frustrante. Mi piacerebbe avere una relazione con un’altra asessuale circa della mia età, ma è molto difficile trovare qualcuno come me. Vado ai raduni di asessuali e la maggior parte delle persone hanno vent’anni meno di me. Quindi mi sembra che le persone asessuali più giovani abbiano una “vasca più grande in cui pescare”. Ma non sono sicura che questo sia limitato all’asessualità>.

Perché non si “sistemano” con un* “vecchiett*” qualunque? Tanto nessuna persona anziana ha interesse per il sesso, no?

Questo è un grosso stereotipo contro cui devono combattere le persone anziane. La loro sessualità è un tabù, “non dovrebbero parlarne” o mostrare che hanno ancora desideri. Ma no, come dice Cathy, <Non tutte le persone anziane perdono la loro libido>. Tan aggiunge: <Stando ad alcuni giornali, le persone anziane “ci danno ancora dentro come conigli”… I 50 anni sono i nuovi 40 eccetera. Ho provato ad uscire con un uomo più anziano (lui aveva 65 anni e io ero sui 50) pensando che avesse lasciato il tutto alle spalle. Ma no, sembra che pensasse di dover ancora dimostrare qualcosa. Le persone anziane sono molto simili alle persone giovani, hanno solo più rughe! Per quanto riguarda il sesso, sono contenta che sia acqua passata. Non devo più far finta e mi posso rilassare nella mia vita solitaria. Ho i miei cani che adoro e che mi danno tutto l’amore che potrei mai volere>.

Pubblicato su intersexioni.it: http://www.intersexioni.it/lasessualita-non-e-una-fase-o-una-nuova-moda/

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Asexuality isn’t “a phase” or a “new trend”

As an asexual activist, there are moments I know I will never forget. I know I will never forget a moment, in Verona, after a conference on several LGBTIQ issues where I had the chance to speak for a few minutes about asexuality: I was looking at the people in the hall drinking something, picking up pamphlets on all-queer stuff, and I noticed this 20-something boy who was reading a leaflet on asexuality I had brought, and his hands were shaking, visibly so. It came as no surprise when he quietly sat close to me later, and thanked me for my presentation, telling me he was asexual as well, and was glad to hear there were others like him.

An even stronger mark on my heart, probably, was left in 2012. I was in the organization group of the Asexual WorldPride Conference in London; when I got to Southbank University in the morning to prepare the room, the security staff told me there was someone already there for me. I was surprised, because the meeting was only more than one hour later. I was even more surprised when the person waiting for me turned out to be this tiny old lady, who came to me, clearly emotional, and asked me if I was asexual. When I said yes, she hugged me with tears in her eyes, and said she was 83 and I was the first other asexual person she had met, and that she’d never forget me. Lydia, this is her name, told me of how she had felt alone and confused her whole life, and thought there was something wrong with her, because even her family doctors told her that her husband’s sexuality was healthy, therefore she was clearly the problem.

Lydia is now our oldest asexual activist: she’s motivated and happy to talk about asexuality because she doesn’t want other people to go through what she went through in her life. Thinking about her, and other people like her, I almost laugh when people who are skeptic about asexuality ask if this is just a phase, or a new trend, maybe to ask for attention.

Newspaper/magazine articles and TV interviews generally tend to focus on young people; even when discussing asexuality, a young healthy person who doesn’t desire sex is more interesting news than an older person who doesn’t want to get any. This has likely influenced the opinions of the audience in many ways, including when they say that asexuality could be just a phase, or a new trend. That’s why I thought it could be a good idea if I talked to some older asexual people (older than the general media age-frame of interest).

 

What can it be like to have been asexual your whole life, when visibility on asexuality has only started getting results in the last 10 years or so?

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Tan, a 65 year old English grandmother of one, said she discovered asexuality only when she was 53. <<I read an article and so much of what was written struck a chord with me and by the end I thought ‘Yep, sounds like me. How do I find out more?’. AVEN (Asexual Visibility and Education Network) was mentioned, I googled and joined. She says she always knew she was different, but tried so hard to ‘fit in’ and be ‘normal’ like everyone else, but failed to understand how or why anyone would want to have sex more than the odd time – why on earth anyone would want to do it multiple times in one day (or night) was incomprehensible!>>.
Myra, an American 70-something woman, says she has identified as asexual for the last couple of years. <<During my early 40’s, I removed myself from the dating ‘scene’ by lying about already being in a relationship; sometimes I even wore a wedding band. I have always disliked the sex act. However, I did marry (twice) and have children at a young age, because that was the thing to do in the 1960’s. I believe that I was always an asexual, having only learned that there was a word for it while in my late 60’s>>.

Cathy, 52, from the San Francisco Bay Area, says she joined AVEN in 2005, after hearing David Jay (the founder) talk about asexuality on the radio. She had been identifying as a lesbian, and had already come out as lesbian to her family and friends, because she was (and still is) homoromantic, but didn’t have a word for it. She says: <<Coming out as asexual has been more difficult than coming out as lesbian for me. Everyone I came out to as a lesbian took it at face value and never tried to convince me that I was not a lesbian. But nearly everyone I have come out to as an asexual (with the exception of my family and a few friends) have tried to convince me that I am not asexual. I feel as an older asexual that it is easier for me to convince folks I really am asexual than it would have been as a younger asexual. I think I would have struggled with questions in my youth of how do I know I’m asexual if I have never had sex before or never done “whatever” before. With 52 years behind me, I have lots more evidence I can trot out to folks that I really am asexual. On the other hand I don’t think anyone should have to “prove” that they are asexual so I’m looking forward to a time where asexuality becomes more known and accepted and folks stop trying to argue with me about it when I come out>>.

 

What’s it like to be asexual and married to a sexual partner?

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Paolo, 41, from Milan, says he’s only come out as asexual to his wife. <<The hardest part is probably for the sexual partner not to feel rejected. My wife and I try to have sex on a regular basis (once every 1-2 weeks). I have told her that she is free to have sex with other men, but so far she hasn’t done it. There is more to married life than sex, and it is possible to have an intimate relationship without having sex every other day. I feel that my wife and I are much closer to each other than several couples for whom sex is almost the only thing they have in common>>.
Myra says she told one of her sons about her asexuality because maybe that information gave him some answers about her divorce from his father. She’s not in a relationship anymore. Have many older asexual people married because that was the thing to do like Myra did? That’s possible, but even there, there is much diversity about this.

LSJ, 44 from New Mexico, says she’s never been in a romantic relationship, as she doesn’t consider a few dates with a guy in 1999 to qualify as “relationship”, let alone “romantic”. Dave, 57, from California, says: <<I am not currently in a relationship, and am quite happy, but would also be happy to be in a nonsexual relationship. I was in a long term relationship with a sexual person a few years ago. That relationship broke up over a few issues, and ultimately led me to AVEN. Without that relationship experience I doubt I would’ve questioned things enough to discover asexuality>>.

Dr. Anthony Bogaert, professor and leading researcher on asexuality, says in Understanding Asexuality (2012): “The study of asexuality reveals how variations in sexuality profoundly affect one’s (demographically relevant) life trajectories. [] There are no published data on the fertility of asexual people (a topic well worth looking into), but in the first published study on asexuality using a national probability (or random) sample of adults in Great Britain, I found that 33 percent of asexual people were currently in a long-term relationship (e.g. married), compared to 64% of sexual people (Bogaert, 2004)”.

 

What do older asexual people worry about?

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James, a 52 year old trans* person from San Francisco, says: <<Aging, physically, is not a picnic and it would be very helpful to have someone around to help and commiserate with. Some of us oldies have discussed some of the choices facing us as we age. Needing help around the home or finding decent companions to share housing with so that we can help each other. What happens when you have medical situations and no help. The same things that any aging person who is truly alone would face. I think we have fewer illusions as we get older that a relationship is on the horizon and all will be fine. Some of us have children to help but many do not, myself included, and that is likely a higher percentage for asexuals>>.
Cathy would like to find someone similar to her. <<I get frustrated as an older asexual in finding my peers. I would like to be in a relationship with another asexual near my age but it has been quite difficult to find others like me. I go to asexual meetups and the majority of the people there are 20 years younger than I. So it appears that the younger asexuals have a bigger field to play in than I do. But Im not sure if this has to do with asexuality in particular. I think its more just the difference between the older and younger generations. I imagine that an older heterosexual might also have a smaller playing field than a younger heterosexual>>.

Why don’t they just settle with any oldie? Aren’t all older people disinterested in sex anyway?
This is a big stereotype that older people face. Older people’s sexuality is a taboo, they shouldn’t talk about it or show they still have desires. But no, as Cathy says, <<Not all old people lose their sex drive>>. Tan adds: <<According to the papers, older people are still ‘at it like rabbits’…50 is the new 40 etc. I tried dating an older man (he was 65 when I was still in my 50s) thinking that he’d be past all that. But no – seems he thought he still had to prove something. Older people are much like younger people, just a bit more wrinkly. As far as sex goes? Glad it’s all behind me. I don’t have to pretend any more and can relax in my solitary life. I have my dogs whom I adore and give me all the love I could possibly want or need>>.

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“Asessuali malati”: errori di Stampa… senza rettifica

Il Grande Colibrì ha pubblicato per me un articolo su come sono andate le cose con La Stampa. http://www.ilgrandecolibri.com/2014/02/stampa-asessuali-malati.html

 

LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2014

“Asessuali malati”: errori di Stampa… senza rettifica

Spendo gran parte del mio tempo libero al servizio della comunità asessuale, facendo la admin del forum internazionale dell’Asexual Visibility and Education Network (AVEN – Rete asessuale per la visibilità e l’educazione; asexuality.org) e di quello di AVEN Italia (asexuality.org/it). Da più di un anno, ormai, copro volentieri il ruolo di “pr / addetta stampa” della nostra comunità italiana e questo significa che, quando arrivano proposte per interviste su giornali, tv, media online o radio, mi occupo di cercare volontari adatti alle richieste dei giornalisti e mi assicuro che tali richieste siano serie e che chi ci contatta abbia capito cosa sia l’asessualità. Molti giornalisti, infatti, almeno all’inizio credono che l’asessualità sia una scelta e che, quindi, intervisteranno persone che, per motivi religiosi o di altro tipo, hanno deciso di fare voto di castità. Ovviamente non è affatto così.

Come ho già spiegato in un’intervista su ilgrandecolibri.com, l’asessualità è semplicemente l’orientamento di chi non prova attrazione sessuale verso nessuno. Non è una scelta più di quanto lo siano l’eterosessualità, l’omosessualità o la bisessualità e non è causata da abusi, blocchi psicologici o malattie, proprio come gli altri orientamenti. Noi asessuali siamo semplicemente fatti così e di solito il nostro essere asessuali non ci provocanessun disagio. Il disagio può nascere dalle aspettative eteronormative e dai pregiudizi della gente, ma questo è un altro discorso.

Ma torniamo al mio ruolo di “pr” della comunità asessuale italiana. Verso la fine di febbraio del 2013, diversi utenti del nostro forum hanno cominciato a ricevere richieste per partecipare ad un’intervista per il quotidiano La Stampa. Essendo il quinto quotidiano per diffusione in Italia, eravamo tutti contenti dell’idea, visto che l’obiettivo della nostra comunità è proprio fare educazione e ottenere visibilità. Come faccio di solito, chiedo e ottengo rassicurazioni che tutto andrà per il meglio dalla giornalista che ci sta contattando, Mariam Luchetti, che, ad esempio, risponde così alla mia prima email:

La rubrica, come hai potuto leggere, ha l’obiettivo di esplorare le sfumature dei sentimenti. Ogni settimana raccontiamo una storia che possa aggiungere un tassello. Ci piacerebbe parlare dell’asessualità come modo di essere e non certo come moda, anche per restituire la complessità della definizione di genere che supera quella tradizionale di uomo/donna.

Mi fido e così partecipo all’intervista e coinvolgo anche altri utenti della comunità. L’articolo di Miriam Luchetti e Federico Taddia viene pubblicato l’11 marzo su lastampa.it e si tratta di un articolo nella media: presenta le contraddizioni e gli errori più comuni di quando si parla di asessualità (ad esempio che vivremmo rigorosamente senza fare sesso), che a volte sembrano dettati più dalla volontà di fare notizia che da quella di dare una corretta informazione. L’utilizzo delle citazioni ha migliorato l’articolo, che sicuramente ha avuto il pregio di farci arrivare più richieste e contatti dai media – e questo, per il ruolo che vogliamo svolgere, è un bene.

Grazie alla segnalazione di un utente della nostra comunità, scopro però che la versione cartacea del quotidiano, senza informarmi, ha aggiunto una colonna laterale (tinypic.com), firmata da un altro giornalista, Stefano Rizzato, con l’intervista ad un presunto “esperto”:

“Interessato un solo organo: il cervello”
STEFANO RIZZATO – MILANO

“I veri organi sessuali non sono tra le gambe, ma tra le orecchie. E’ nel cervello che si manifesta l’asessualità”. Non una scelta di vita, ma una malattia vera e propria, che colpisce in prevalenza le donne. Lo rivela il dottor Alberto Caputo, psicoterapeuta esperto in Sessuologia clinica a Milano. Che spiega: “Senza impulso cerebrale, eccitazione e orgasmo non possono accendersi: è come se mancassero i circuiti di base a un sistema elettrico, che – senza corrente – non funziona”.
Il campionario dei disturbi della sfera sessuale è vasto, e include dipendenze, fobie e le classiche disfunzioni legate a stress o insicurezza, piuttosto diffuse. Riconoscere l’asessualità non è pero difficile, chiarisce Caputo: “Se manca ogni genere di pulsione sessuale o di stimolo di partenza, si può parlare di una patologia ben precisa, definita ‘Desiderio sessuale ipoattivo’. Altra cosa è l’avversione sessuale: una forma di disgusto per il contatto con gli organi genitali altrui o per il loro odore”.
Anche le cause dell’assenza di desiderio sono più d’una. A volte si tratta di un problema ormonale congenito, in altri casi interviene l’uso di farmaci. E anche la depressione e disturbi psichiatrici più gravi possono giocare un ruolo. “L’asessualità è molto difficile da quantificare proprio perché a volte s’intreccia con altre patologie – prosegue il dottor Caputo – In ogni caso, secondo le stime attuali, colpisce meno dell’1% della popolazione”.
Al pari delle cause, anche il trattamento non è né univoco né semplice. “L’approccio più classico prevede la somministrazione di ormoni ed è abbastanza efficace per gli uomini, mentre non ha mai davvero funzionato nelle donne”. Ma c’è anche una via psicoterapeutica: “Si può avviare un percorso per far scoprire la dimensione della sessualità e del piacere”.

Molto amareggiata per la quantità di cose scorrette riportate in quella colonna, scrivo immediatamente al mio contatto col giornale, che però non risponderà mai. Decido così di scrivere direttamente al direttore, Mario Calabresi. Ci ho messo un bel po’, perché, prima di presentare la miarichiesta di rettifica, ho deciso di fare un lavoro di ricerca, che si è concluso con la pubblicazione su intersexioni.it di un articolo sul rapporto tra asessualità e Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (più comunemente noto come DSM), in cui affrontavo anche il famoso “desiderio sessuale ipoattivo” che il dottor Caputo sembra avere tanto a cuore.

Nella richiesta di rettifica (di cui riporto un lungo stralcio sotto), inviata per email a Calabresi, Luchetti e Rizzato il 23 dicembre, ho spiegato che quanto affermato da Caputo “non è solo offensivo e dannoso per la vita e il benessere delle persone asessuali, ma non corretto sotto ogni punto di vista“:

Il Desiderio Sessuale Ipoattivo è stato classificato come disturbo nel 1980, ma già nel 1994 (nel DSM IV) è stato chiarito che per essere tale, deve causare notevole disagio e difficoltà interpersonali al paziente, cosa che le persone asessuali non hanno. I pazienti affetti da questo disturbo soffrono per l’improvviso calo o mancanza di desiderio, e cercano terapia per riportare il desiderio sessuale a livelli da loro considerati nella norma per quanto riguarda la loro esperienza personale. Le persone asessuali il più delle volte non hanno problemi di libido né di eccitazione (come provato anche dagli studi della Dr.ssa Lori Brotto), semplicemente non provano attrazione verso nessuno, e non cercano terapia per curare ciò che per loro non è un problema.
Nel 2013 è stato pubblicato il DSM V, nel quale è stato esplicitamente aggiunto che il Desiderio Sessuale Ipoattivo non dovrebbe essere diagnosticato a persone che si identificano come asessuali. Il Disturbo da Avversione Sessuale è stato rimosso per mancanza di ricerca a supporto ed utilizzo estremamente raro.
La patologizzazione dell’asessualità su un organo di stampa nazionale così diffuso può indubbiamente creare seri problemi e maggiori discriminazioni alle persone asessuali. Riportare le parole di uno psicoterapeuta senza controllare che siano vere e scientificamente attendibili, soprattutto su un tema così delicato, non è indice di professionalità da parte di Stefano Rizzato e della direzione del giornale. Omettendo anche solo quella essenziale precisazione sul requisito diagnostico del disagio già aggiunta nel 1994, lo psichiatra Alberto Caputo ha prodotto una disinformazione stigmatizzante a danno delle persone asessuali.
Con questa email, gentilmente ma fermamente richiedo una correzione pubblica di tali affermazioni in quanto lesive della dignità delle persone asessuali, previa consultazione di fonti più attendibili riguardo l’asessualità e i disturbi sessuali.

Mi aspettavo, evidentemente in modo ingenuo, una qualche risposta, che invece non è mai arrivata. Quindi ho riscritto loro un mese dopo:

Buonasera,


volendo credere nella buona fede delle persone, presumo che la mia email precedente, essendo stata inviata poco prima di Natale, sia andata persa o dimenticata nel trambusto delle festività. Con questa email, gentilmente ma fermamente chiedo una risposta entro 14 giorni alla mia richiesta di rettifica dell’articolo già portato alla vostra attenzione.

Anche a questa mia seconda email segue soltanto un lungo silenzio che ritengo irrispettoso e privo di professionalità. Credo sia importante che i lettori di quel quotidiano e soprattutto coloro che fanno parte di una minoranza sessuale o di genere vengano a conoscenza dei fatti accaduti e della professionalità (o della sua mancanza) dei giornalisti in Italia. Con questa mia denuncia auspico anche che La Stampa si decida a fare una rettifica più volte richiesta secondo quanto stabilito anche dall’articolo 2 della legge n. 69 del 1963, istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, e dall’articolo 8 della legge sulla stampa n. 47 del 1948.

 

 

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“In a truly lib…

“In a truly liberated, as opposed to liberalized, system, we would have also been freed to be free from sex–to ignore it,or to be asexual, without consequent social opprobrium or imputation of deficiency. Thus, you could indulge in sex or not as you pleased, and have it be a matter or indifference to you. We would see social categories of asexuals free to have no sex just as others are free to have endless spectacular sex, and not feel for them either suspicion or pity.
One of the cruel betrayals of sexual liberation, in liberalization, was the illusion that a person can only be free if he holds sex as all-important and exposes it endlessly to others–providing it, proving it, enjoying it. This was a new kind of unfreedom.”

-Mark Greif, “Children of the Revolution”, November 2006 on Harper Magazine-

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L’asessualità su Il Grande Colibrì

Nuova intervista su Il Grande Colibrì, a cura di Pier Cesare Notaro che ringrazio calorosamente!

http://www.ilgrandecolibri.com/2013/12/asessuali-amore-romanticismo.html

 

GIOVEDÌ 26 DICEMBRE 2013

Asessualità, non sempre l’amore ha bisogno del sesso

Alcuni conoscono John Updike solo per la sua celebre frase: “Il sesso è come il denaro: solamente quando è troppo è abbastanza“. Perché, come disse una volta Marilyn Monroe, “il sesso fa parte della natura – e io seguo la natura“. “Il sesso è la sorgente della creatività“, sentenziava il mistico indiano Osho. E il premio Nobel per la letteratura John Steinbeck ha scritto: “Di quale libertà godrebbero uomini e donne, se non fossero continuamente turlupinati e resi schiavi e tormentati dal sesso! Il solo inconveniente di questa libertà è che uno allora non è più un essere umano. E’ un mostro“. Tutte frasi che attirano facile approvazione. Poi scopri Lea Vittoria Uva, un’attivista asessuale. E ti vengono spontanee due riflessioni: 1) è l’esatto contrario del mostro prospettato da Steinbeck; e 2) forse conviene indagare un po’ di più sulla realtà dell’asessualità e sulla presunta e tanto sbandierata “inesorabilità” della sessualità…

Come possiamo definire l’asessualità?

Essere asessuali significa non provare attrazione sessuale verso nessuno. A differenza di ciò che tante persone pensano, non è “la scelta di non fare sesso”, non è il risultato di abusi nell’infanzia, non è dovuta a malattie fisiche o mentali, e non è una cosa “solo da donne”.

Dunque una persona asessuale non ha desiderio sessuale, giusto?

No. Le persone asessuali possono avere una libido, ma non è diretta verso nessuno, e questa è una delle maggiori differenze tra le persone asessuali e le persone “sessuali”.

Una persona asessuale può essere giudicata come “strana”, “anormale”, “malata”, “vittima di un trauma”…

Sì, in generale la gente crede che chi è asessuale (che abbia una libido o no), non sia “normale”. Non è sempre facile spiegare che l’asessualità è normale: per molte persone, desiderare una relazione sessuale è una parte così importante della loro esperienza di vita che non riescono a credere che esistano persone che non provano le stesse emozioni. Per ora, tra i diversi risultati ottenuti da ricerche, il più citato dice che circa l’1% della popolazione è asessuale.

La battaglia di voi attivisti asessuali è quella di spiegare che avete assolutamente niente di “sbagliato” e anche di creare una comunità in cui nessuno si senta più unico che raro…

Nel 2001 l’attivista statunitense David Jay ha fondato l’Asexual Visibility and Education Network (Rete asessuale per la visibilità e l’educazione – AVENasexuality.org) e dal 2005 c’è anche AVEN Italia (asexuality.org/it), una comunità che ha come obiettivi principali l’educazione sull’asessualità e di essere un posto dove le persone asessuali possano condividere e discutere le proprie esperienze in un ambiente sicuro e protetto dai soliti pregiudizi. AVEN aiuta anche a coordinare i ricercatori e i media che vogliano approfondire la tematica dell’asessualità.

A proposito di ricercatori, la comunità scientifica sta riconoscendo adeguatamente questo orientamento?

Sì, sta dimostrando un grande interesse, soprattutto nei paesi anglofoni dove c’è più visibilità. Anthony F. Bogaert, Lori A. Brotto, Mark A. Carrigan e Kristin Scherrer sono tra i ricercatori più interessati a studiare questo orientamento. Per un elenco completo di ricerche dedicate all’asessualità, suggerisco di consultare asexualexplorations.net.

Eppure esistono ancora psicoterapeuti che considerano l’asessualità una vera e propria malattia…

Sì, tanti “professionisti” sono poco informati e continuano a supportare, anche pubblicamente, la patologizzazione dell’asessualità, così come succede a volte ancora con l’omosessualità, purtroppo. In parole povere, ci sono ancora psicologi e psichiatri che considerano l’asessualità una malattia: alcuni credono che sia la stessa cosa del Desiderio Sessuale Ipoattivo e/o del Disturbo da Avversione Sessuale.

E qui arriviamo al tema dell’asessualità nel DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, al quale hai dedicato un articolo ricco di interessanti dettagli su intersexioni.it. Potresti farci un veloce riassunto della questione?

Il DSM ha cominciato a fare chiarezza sulla confusione tra asessualità, Desiderio Sessuale Ipoattivo e Disturbo da Avversione Sessuale già nella quarta revisione (DSM IV) del 1994 e anche nell’ultima edizione (DSM V) del 2013. Il Disturbo da Avversione Sessuale è stato rimosso quest’anno perché è utilizzato troppo raramente e non ha ricerca di supporto. Nel paragrafo del Desiderio Sessuale Ipoattivo, invece, era già stato specificato nel 1994 che per essere un disturbo deve causare al paziente notevole disagio e difficoltà. Nel DSM V è stato esplicitamente aggiunto che non dovrebbe essere diagnosticato a persone che si identificano come asessuali.

Come reagiscono di solito parenti, amici e conoscenti quando una persona dimostra di non provare attrazione sessuale verso nessuno?

Le reazioni sono varie. Se una persona non è “out” come asessuale, il più delle volte riceverà pressioni sul perché è single e quando si deciderà a trovarsi un partner, o perché non esce con quella persona lì che mi sembra una brava persona, eccetera. Se è in una relazione e gli amici sentono il partner lamentarsi, magari, di non avere rapporti abbastanza spesso, la persona asessuale quasi sicuramente riceverà pressioni a riguardo, indipendentemente se è “out” o no: le verrà detto che deve soddisfare il partner sessualmente se vuole una relazione soddisfacente, se non vuole essere lasciata o tradita, indipendentemente dai suoi desideri e dalle sue inclinazioni.

E, quando si fa esplicitamente coming out come asessuali, quali sono le reazioni più comuni?

Si va dalla patologizzazione (“Hai sicuramente un problema di salute, magari ormonale!“) all’inferire cause e soluzioni al “problema”: “Sei stato abusato da piccolo“, “E’ solo perché ti sei lasciata con quella persona di recente“, “Devi solo trovare la persona giusta“, “Vieni a letto con me che ti faccio cambiare idea“. E non mancano coloro che direttamente negano la possibilità che una persona sia asessuale: “Sei solo gay, ma non hai il coraggio di ammetterlo“, “L’asessualità non esiste, te lo stai inventando“, “Non è possibile che una persona non provi attrazione per nessuno, stai mentendo“.

Le difficoltà sembrano molte…

Beh, questo tipo di reazioni, ovviamente, crea disagio e sconforto. Generalmente parlando, molte persone asessuali scoprono la loro identità proprio perché notano la loro differenza rispetto alle altre persone, e hanno già paura di essere le sole a sentirsi così, che non ci sia nessuno che le capisca, che ci sia qualcosa che non va in loro. Scoprire l’asessualità e l’esistenza di una comunità spesso dà una sensazione di sollievo difficile da spiegare a parole; fare coming out, dopo, con persone di cui ci si fida, e ricevere risposte come quelle che ho elencato prima, può distruggere questo senso di sollievo e portare la persona asessuale a sentirsi nuovamente a disagio con gli altri, a nascondersi, a fingere ciò che non prova.

Prima accennavi anche alle pressioni che si possono avere riguardo alla vita di coppia… Una persona asessuale può vivere serenamente una relazione romantica con una persona sessuale?

Le persone asessuali hanno gli stessi bisogni emotivi del resto della popolazione: nonostante ci siano individui asessuali che sono anche aromantici, cioè che non provano attrazione romantica, moltissime persone asessuali si identificano come etero, omo, bi o panromantiche e desiderano o vivono relazioni romantiche con altre persone asessuali o sessuali. E la maggior parte delle persone asessuali che hanno una relazione sono con un partner sessuale… In una relazione “mista”, cioè asessuale con sessuale, è facile che ci siano difficoltà dal punto di vista sessuale della relazione, ma ci sono diverse soluzioni, come per ogni “problema”. Credo sia anche importante ricordare che essere asessuali non significa automaticamente non essere attivi sessualmente o non essere disponibili alle richieste di un partner, e che essere sessuali non significa essere schiavi del sesso.

Esistono anche casi di discriminazioni palesi nei confronti di persone asessuali?

La comunità asessuale non ha subito lo stesso tipo di discriminazioni e violenze che le persone gay, lesbiche, trans e intersessuali hanno storicamente sofferto. Detto ciò, le persone asessuali si sentono, generalmente, vicine al movimento LGBTQI, perché anche loro soffrono molto per via dell’eterosessismo presente in società. Come gruppo, sono più invisibili di altri gruppi LGBTQI; come individui si possono sentire ugualmente isolati, soli e spaventati. Molti crescono confusi e preoccupati e si vergognano e negano la loro natura per vivere secondo le aspettative di famiglia e amici. Per questo, come altre persone queer, le persone asessuali sono più propense a soffrire di depressione. Le persone asessuali non hanno un gruppo di supporto a cui rivolgersi, se non online, ma purtroppo pochi lo sanno.

Insomma, ci sono molte esperienze comuni tra asessuali e persone LGBT…

Molti asessuali hanno subito bullismo e violenze omofobiche, perché generalmente, se una persona non è attratta dal sesso opposto, viene automaticamente classificata come gay. Le donne asessuali a volte ricevono minacce di “stupro correttivo” per farle “tornare etero”, come succede anche alle donne lesbiche. Infine, ovviamente, molte persone asessuali sono trans o romanticamente attratte dallo stesso sesso: sondaggi indicano che solo circa il 30% degli asessuali si identifica come eteroromantico e che la comunità asessuale ha una percentuale di persone trans e genderqueer più elevata rispetto al resto della popolazione.

Nella nostra società il sesso e la sua rappresentazione conquistano sempre più un ruolo centrale e pubblico, diventando “una parte della vita quotidiana”, come ha spiegato entusiasticamente Kevin Clarke a ilgrandecolibri.com, per il quale questo fenomeno significa liberazione e superamento del perbenismo. Ma lo sviluppo di una “società pornografica” causa più problemi alle persone asessuali?

Rispetto alle persone sessuali, le persone asessuali hanno, in media, più difficoltà a relazionarsi a una società sesso-centrica: i media sono sempre più sessualizzati e gli asessuali possono provare indifferenza, repulsione e/o un sentimento di alienazione. Ma non sono solo le rappresentazioni mediatiche, la cultura è influenzata da questa “sessocrazia” più profondamente.

Ad esempio, la società occidentale odierna, diversamente da altri tempi e da altre culture, sembra mettere il sesso come elemento decisivo di differenziazione tra un rapporto di amicizia e una relazione romantica, anche se fa questo in un modo contraddittorio, considerando che per molti è normale pensare a relazioni di amicizia dove il sesso è incluso, ma non concepiscono una relazione romantica dove il sesso è escluso o non importante. Una persona che desidera avere una relazione romantica, e ammette che preferirebbe se non ci fosse sesso, riceve risposte che sono un misto tra derisioni e “allora vuoi solo amicizie”.

Questo non ha tanto a che fare con il superamento del perbenismo, quanto con, semplicemente, uno spostamento di focus su quali atteggiamenti e valori sono rivestiti di maggiore importanza oggi. Il romanticismo e l’amore, oggi, sembrano essere indissolubilmente legati al sesso per la maggioranza delle persone.

Pier
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L’asessualità nel DSM

Cominciamo dalla base.

Cos’è l’asessualità? È la mancanza di attrazione sessuale verso persone di qualunque sesso/genere.

Cos’è il DSM? È il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali redatto dall’American Psychiatric Association (APA), bene o male la Bibbia degli psichiatri e psicologi. La storia dell’omosessualità nel DSM è abbastanza conosciuta, e la sua rimozione dalla categoria delle malattie mentali (percorso iniziato nel 1973) ha fatto storia, così come la non rimozione della transessualità (trasformata in diagnosi con nomi diversi nel corso degli anni) continua ad essere uno dei principali problemi per la comunità LGBT, tra piccole vittorie e grandi battaglie da portare avanti.

Tante persone mi chiedono se l’asessualità sia mai stata inclusa nel DSM, e dopo aver studiato la situazione, ci tenevo a rispondere a questa domanda. Vorrei ringraziare fin da subito AndrewHinderliter, dottorando in linguistica presso l’Università dell’Illinois, che è il mio mentore per praticamente tutto ciò che so su questo argomento. Alcuni suoi scritti e conversazioni private sono alla base di questo articolo. Per questo motivo laddove indicherò le pagine di riferimento del DSM, è da tenere in considerazione che mi riferisco alla versione inglese, non avendo io personalmente accesso alla versione italiana.

Cominciamo col dire che sì, l’asessualità ha fatto e fa la sua comparsa nel DSM, e più in dettaglio possiamo guardare a due punti diversi (ma vicini) del DSM.

 

1- L’asessualità come orientamento sessuale… ma non per tutti!

Il capitolo “Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere” si apre con un’introduzione che spiega che ci sarà una suddivisione in tre sezioni. Viene anticipato che nella terza sezione, “Disturbi dell’Identità di Genere”, si rifaranno al concetto di “orientamento sessuale”, e sottolineano: <<I termini “identità di genere” e “disforia di genere” dovrebbero essere distinti dal termine orientamento sessuale, che si riferisce all’attrazione erotica verso maschi, femmine o entrambi>> (APA, 2000, pag. 535)

Si potrebbe pensare quindi che questo capitolo non avrà niente a che fare con l’asessualità. Ma non è così. Nel 1980, nel DSM-III, nella diagnosi di “transessualismo” compare il termine “asessuale”, che viene esplicitamente considerato un orientamento sessuale nel DSM-III-R (1987) per questa stessa diagnosi e per quella del “disturbo dell’identità di genere dell’adolescenza e dell’età adulta”. Si specifica che le persone con queste diagnosi possono essere sotto-classificate sulle base del loro orientamento sessuale: <<asessuale, eterosessuale, omosessuale, e non specificato>> (pag. 66,67).

Considerando la confusione sia dei pazienti che dei professionisti con questi termini (applicare il termine basato sull’identità di genere o sul sesso biologico, per esempio), il DSM-IV riscrive questa frase nel seguente modo: <<sessualmente attratti da maschi, femmine, entrambi, o nessuno>> (APA, 1994, pag. 534).

Credo sia facile notare la confusione e contraddizione che questo capitolo fa nei confronti dell’asessualità. Non è elencata come orientamento sessuale nell’introduzione, laddove una definizione di orientamento sessuale è data, ma è elencata come possibile orientamento sessuale in due specifiche diagnosi (transessualismo e disturbo dell’identità di genere nell’adolescenza e nell’età adulta). Da questo consegue che quelle persone che non sono sessualmente attratte da nessuno non hanno un orientamento sessuale, a meno che non siano transessuali, o abbiano una disforia o un disturbo di genere.

Nel DSM-V (pubblicato in inglese nel Maggio 2013, la versione italiana è prevista per i primi mesi del 2014) la sotto-classificazione delle persone transessuali e/o con disforia di genere sulla base dell’orientamento sessuale viene rimossa, e non essendo più presente alcun accenno ad orientamenti sessuali nel capitolo, anche la definizione di “orientamento sessuale” è rimossa dall’introduzione di “Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere”. Questa rimozione è andata a risolvere un’inspiegabile contraddizione durata più di 30 anni per quanto riguardava l’asessualità come orientamento sessuale.

 

2- L’asessualità e il Desiderio Sessuale Ipoattivo

Siamo sempre nel 1980, ed è il DSM-III che aggiunge l’assenza di desiderio sessuale all’elenco delle malattie mentali, con il nome di “Inibizione del Desiderio Sessuale”. Nel 1987 il DSM-III-R cambia il nome in “Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo” ritenendo che “inibizione” stia troppo esplicitamente dichiarando che il desiderio sessuale è presente ma represso dalla persona per qualche motivo. “Ipoattivo” è più vago ma più neutro; e il Manuale nell’87 stima che circa il 20% della popolazione ne sia afflitto.

Viene anche distinta la diagnosi di “Disturbo da Avversione Sessuale”, laddove quest’ultima si riferisce a una reazione di tipo quasi fobico nei confronti del sesso, mentre il Desiderio Sessuale Ipoattivo riguarda una mancanza di interesse (per abbreviare, utilizzerò la sigla inglese HSDD per riferirmi al Desiderio Sessuale Ipoattivo).

Si potrebbe ovviamente dire che così, a primo impatto, non sembra si riferisca direttamente all’asessualità, ma l’HSDD viene suddiviso a sua volta in diverse categorie, una delle quali è definita, in inglese, “lifelong”, che significa “per tutta la vita”, cioè che questa assenza di desiderio è sempre stata presente nella vita dell’individuo (pag. 539). Nel DSM-IV (1994) viene aggiunto che questo è un disturbo solo se causa “notevole disagio o difficoltà interpersonali”.

Il rapporto tra “lifelong HSDD” e asessualità, e come le persone asessuali siano state influenzate dalla presenza di questo disturbo nel DSM, deve ancora essere esplorato in dettaglio. Tuttavia, la comunità asessuale ha sempre dimostrato disagio e indignazione nell’essere associata a questo “disturbo”, per vari motivi. Innanzitutto, così come per altri cosiddetti “disturbi sessuali”, il DSM non dà indicazioni riguardo a cosa sia considerato “normale” o “non patologico”, ma allo stesso tempo non manca di descrivere taluni disturbi (incluso l’HSDD) come ipo- o iper- rispetto a una norma mai definita. In secondo luogo, generalmente le persone asessuali affermano che il loro “disagio” e le loro “difficoltà interpersonali” (laddove ne abbiano) non sono dovute alla loro asessualità (che non sentono in conflitto con la loro identità), ma alle pressioni esterne di una società che presenta il sesso come valore fondamentale per una vita e relazioni soddisfacenti, e alle aspettative invadenti di familiari e amici nei confronti della loro vita romantica e sessuale. Al contrario, le persone con HSDD provano disagio e difficoltà proprio per la perdita (o il basso livello) del loro desiderio sessuale, e cercano una terapia per riportarlo a livelli con cui loro si trovino a loro agio.

Come viene “curato” l’HSDD? Generalmente, il disturbo viene notato nel contesto di una relazione di coppia, laddove un partner dimostri un minore interesse sessuale. Il terapeuta andrà a vedere se la causa è biologica/ormonale, nel qual caso una terapia farmacologica potrebbe essere sperimentata. Se il terapeuta crede che se ci sia una radice psicologica al disturbo, potrebbe consigliare la psicoterapia. Alternativamente, il trattamento potrebbe concentrarsi sul risolvere problemi relazionali e di comunicazione, o di intimità non-sessuale, o anche concentrarsi sull’educazione sessuale. Quest’ultima poiché magari uno o entrambi i partner hanno aspettative non realistiche nei confronti del sesso o attribuiscono ad esso significati diversi senza saperlo.

La sezione per il trattamento dell’HSDD è divisa a seconda che il paziente sia uomo o donna, e i rispettivi paragrafi sono stati scritti da autori diversi sulla base di impressioni cliniche, anche perché per ora sembra esserci solo un articolo sull’HSDD di tipo lifelong (Schover & LoPiccolo, 1982).

È anche da notare come la sezione per questo disturbo venga 4 pagine dopo i disturbi di identità di genere, eppure i criteri diagnostici e terapeutici sono solo per donne e per uomini, e non c’è nulla riguardo l’HSDD e le persone transgender o diagnosticate con altri DIG (senza contare l’assenza di persone intersessuali).

Nell’estate del 2008, alcuni utenti di AVEN (Asexual Visibility and Education Network, la principale comunità asessuale online) hanno fondato un piccolo gruppo denominato “AVEN DSM Taskforce” per promuovere il dialogo con gli esperti di sessualità umana riguardo la relazione tra asessualità e lifelong HSDD, e se e come fosse possibile rendere il DSM più asexual-friendly. Andrew Hinderliter, che ho presentato nell’introduzione, era a capo della ricerca per questo progetto, e scrisse buona parte delle 75 pagine del rapporto presentato al gruppo di professionisti incaricati di riscrivere quella parte del DSM che riguarda le Disfunzioni Sessuali (tra cui le dottoresse Graham e Brotto, che avevano già iniziato a studiare l’asessualità).

Nel DSM-V, il Disturbo da Avversione Sessuale (quello con reazione “fobica”, non mancanza di interesse) è stato rimosso a causa del raro utilizzo e della mancanza di ricerca a supporto della diagnosi. Tutte le disfunzioni e tutti i disturbi sessuali sono stati divisi per sesso biologico (maschile e femminile), e per le donne i disturbi di desiderio sessuale e eccitazione sessuale sono stati uniti in un unica diagnosi: il Disturbo dell’Interesse/Eccitazione Sessuale. Per l’uomo, è stato mantenuto il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo (HSDD). Seguendo i consigli della AVEN DSM Taskforce, ad entrambi i paragrafi è stato aggiunto che “la diagnosi non dovrebbe essere applicata a persone che si identificano come asessuali”, anche se ciò è presente solo nel Manuale di supporto, e non nei Criteri Diagnostici.

Nonostante questo sia un risultato già soddisfacente per la comunità asessuale, si spera che ci sarà ancora più interesse nella ricerca sull’asessualità, incluso il rapporto tra diagnosi di lifelong HSDD e asessualità.

Fonti (oltre alle conversazioni private con Andrew Hinderliter, che mi ha mostrato passaggi del DSM e altri articoli):

http://www.asexualexplorations.net/home/HSDD.html

http://asexystuff.blogspot.it/2009/03/hypoactive-sexual-desire-disorder-and.html

http://www.asexuality.org/wiki/index.php?title=Lord_Happy_Toast

http://www.dsm5.org/Documents/changes%20from%20dsm-iv-tr%20to%20dsm-5.pdf

http://en.wikipedia.org/wiki/Hypoactive_sexual_desire_disorder

http://nextstepcake.tumblr.com/post/60849967936/about-asexuality-and-hsdd-and-the-dsm-5

http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali

 

 

Link a quest’articolo per intersexioni: http://www.intersexioni.it/lasessualita-nel-dsm-2/

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Uomini contro la violenza sulle Donne

 

Visita il link: http://www.noino.org/index.php

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L’asessualità su ilReferendum.it – “Si può vivere senza sesso?”

Questo blog è inattivo da un po’ troppo tempo, è ora di rispolverarlo :p

Qualche giorno fa è uscita un’intervista su ilReferendum che vorrei far girare un po’.

http://ilreferendum.it/2013/11/11/vivere-senza-sesso-comunita-asessuale/

Si può vivere senza sesso? Ne abbiamo parlato con la comunità asessuale italiana

di Riccardo Rocca

Un asessuale è una persona che non prova interesse per il sesso. Si può quindi definire che un asessuale è colui che non prova attrazione sessuale.” Questa è la definizione dell’asessualità che la sezione italiana di AVEN -Asexual Visibility and Education Network, propone nel suo forum. La rete per l’Informazione e la Visibilità degli Asessuali nasce negli Stati Uniti nel 2001 fondata da David Jay. Due i principali obiettivi: favorire l’accettazione degli asessuali nella società e iniziare un dibattito per facilitare la crescita della comunità asessuale. Abbiamo deciso di approfondire quest’area della sessualità umana, con Lea Vittoria Uva, amministratrice di AVEN Italia.

Non si sente mai parlare di asessualità, ci dica qualcosa in più.

“Credo che la prima cosa da chiarire sia che cos’è l’asessualità: essa infatti non si basa su una scelta né sul comportamento di una persona. Per esempio, è facile capire che una persona eterosessuale è semplicemente qualcuno che prova attrazione sessuale per il genere opposto. Ci sono comunque persone eterosessuali che non hanno rapporti, magari per scelte religiose o morali, facile esempio, in teoria, i preti e le suore. Non avere rapporti non significa che essi non siano più etero, perché il loro orientamento non è cambiato: trovano comunque le persone attraenti ad un livello sessuale, ma scelgono di non agire su quell’attrazione. Lo stesso vale per l’omosessualità o la bisessualità. Si può essere gay e vergini o casti e non si è meno gay di una persona che va a letto con un partner diverso ogni sera. L’asessualità è anch’essa semplicemente basata sull’attrazione, o in questo caso la non-attrazione. Così come gli etero non sono attratti dallo stesso sesso e gli omosessuali non sono attratti da quello opposto (se semplifichiamo lo spettro delle identità di genere nel comune sistema binario), gli asessuali non sono attratti da nessuno, a livello sessuale. Ciò non significa che uno, per essere asessuale, debba anche essere vergine o fare voto di castità. In realtà molti asessuali sono sessualmente attivi o sessualmente disponibili, nonostante questa non sia la loro preferenza in termini assoluti. E fare sesso non significa che essi non siano asessuali. Infatti è spesso “necessario” trovare un compromesso per quanto riguarda le attività sessuali se una persona asessuale ha una relazione stabile con una persona non-asessuale. In più, moltissimi asessuali non sanno neanche che ci siano altre persone come loro, credono di avere un problema e se ne vergognano, per cui non sono neanche a conoscenza del fatto che l’asessualità esiste come orientamento e che non c’è niente di male in essere se stessi.”

Esistono quindi anche anche asessuali che hanno un partner non asessuale?

La maggior parte degli asessuali che oggi sono sposati sono in relazioni con persone non-asessuali, ma ho avuto il piacere di conoscere anche qualche coppia di asessuali sposati tra loro, o conviventi.”

Che tipo di attrazione lega una coppia asessuale vista la mancanza di attrazione sessuale?

È importante fare una distinzione tra attrazione sessuale e attrazione romantica. La maggior parte della popolazione non percepisce queste attrazioni come diverse tra loro perché le ha dirette verso lo stesso genere, per cui la maggior parte degli eterosessuali saranno anche eteroromantici, la maggior parte degli omosessuali saranno omoromantici, etc. Ma ci sono anche (rari?) casi di etero o omosessuali biromantici, o di persone che hanno un’attrazione romantica per il genere verso il quale non provano attrazione sessuale (eterosessuali omoromantici, omosessuali eteroromantici), in pratica di persone non-asessuali che hanno un orientamento romantico diverso da quello sessuale. La situazione sembra essere diversa per gli asessuali. Anche se una buona percentuale di asessuali sono anche aromantici (non provano attrazione romantica) ed essere aromantici non è una cosa esclusiva degli asessuali, moltissimi asessuali si identificano come eteroromantici, omoromantici, biromantici, ecc. Ciò significa che si possono innamorare anche senza provare attrazione sessuale. Quindi molti asessuali non disdegnano relazioni romantiche.”

Quindi gli asessuali hanno una propria identità di genere? Esistono persone transessuali asessuali?

L’identità di genere delle persone asessuali è come quella delle persone sessuali: possono essere uomo o donna a proprio agio con il sesso con cui sono nati (cisgender), possono essere transgender, genderqueer, ecc. Un sondaggio del 2011 mostra che c’è una percentuale interessante di persone che sono trans* o comunque non esattamente cisgender (ci sono persone agender, genderless, genderfluid, bigender, ecc) ma non c’è stato nessuno studio a riguardo che possa confermare che l’identità di genere e l’asessualità siano collegate in un rapporto di causa-effetto o di altro tipo. In generale, l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono due cose separate, e persone di ogni identità di genere possono avere qualunque orientamento sessuale.”

Quali sono i problemi che un asessuale ha nella vita di tutti i giorni, se ce ne sono?

A livello quotidiano, le difficoltà delle persone asessuali variano, e ci può essere differenza tra un asessuale che è cosciente della sua identità e orientamento, e uno che non lo è. Per quest’ultimo, c’è spesso la possibilità che si senta solo, alienato, diverso dagli altri e magari malato senza capire perché. Questo senso di alienazione spesso è un fattore nell’alto tasso di depressione all’interno della comunità (ho sentito dire che sia pari o quasi a quello della comunità LGBT). ”

Obiettivi a lungo termine?

Per quanto riguarda gli obiettivi che la comunità asessuale si prefigge a livello sociale, il più importante è la visibilità che arriva al suo meglio solo con l’educazione. Stiamo già lavorando attivamente con i media e alcuni gruppi LGBT per ottenere il più possibile una corretta rappresentazione dell’asessualità [è in corso un tentativo di riconoscimento dell’asessualità all’interno della comunità LGBT ndr] distinta dalla castità, da una scelta di vita e/o da una malattia. Abbiamo raggiunto alcuni risultati a livello del DSM, che fino alla scorsa edizione confondeva l’asessualità con il disturbo da desiderio sessuale ipoattivo. Vorremmo che l’educazione sessuale nelle scuole italiane fosse meglio sviluppata per includere tutti gli orientamenti sessuali, inclusa l’asessualità, e un migliore approccio all’educazione al consenso/diniego di attività sessuali così che fin da giovanissimi i ragazzi sappiano come e quando intraprendere attività sessuali. Ci piacerebbe che le persone asessuali avessero un’organizzazione che li aiutasse quando sono in difficoltà. In America, il progetto Trevor, che aiuta i giovani LGBT con tendenze suicide, ha aggiunto alle sue risorse del materiale utile ad aiutare gli asessuali che chiamano la hotline. In Italia sono ancora poche le organizzazioni che aiutano i ragazzi gay e trans, e nessuna aiuta gli asessuali, a parte la nostra community online, ma non siamo professionisti e non siamo in grado di dare support psicologico come lo farebbe un professionista.”

E dal punto di vista legale? Avete richieste? 

Essere riconosciuti come orientamento sessuale vedrebbe l’asessualità inclusa nella legge anti-discriminazione. Molti asessuali sono omo o biromantici, e possono quindi essere in relazioni con persone dello stesso sesso/genere. Quindi la maggior parte della comunità supporta la lotta per i diritti gay a livello di matrimonio e adozione. Qualcosa di più specifico che personalmente vorrei portare all’attenzione della comunità asessuale e non-asessuale col tempo, cioè quando ci sarà una migliore educazione al riguardo, è il discorso delle adozioni da parte di persone single, che può avere grande importanza per gli asessuali, aromantici o romantici, che vogliano adottare bambini. Molto più complicato può essere il discorso dell’annullamento del matrimonio da parte della Chiesa e/o dello Stato in caso che il matrimonio non sia “consumato”. Ritengo che questa legge sia di per sé arcaica e che porti ad eguagliare il matrimonio con l’atto sessuale, poiché senza quest’ultimo il matrimonio si può annullare. Ma ci tengo a specificare che nulla di tutto ciò è stato discusso e approvato dalla comunità, sono solo pensieri legati a quali situazioni possono coinvolgere gli asessuali da un punto di vista legale.”

@RiccardoRocca92

 

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Le persone (asessuali e non) e il sesso

In questo articolo parleremo del rapporto tra persone asessuali e sesso, ma è importante capire che il seguente (o almeno buona parte di esso) si può applicare a ogni persona di qualsiasi orientamento. E ‘anche importante dire che questo breve saggio è solo frutto della mia opinione e della mia esperienza personale, e non è destinato ad essere un manuale di etichette o nulla del genere per nessun altro.

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In generale, quando penso alle persone (asessuali) e al loro modo di relazionarsi col sesso, vedo una differenza tra tre diversi livelli:
1. Un opinione generale sul sesso (sesso come concetto, nella società, ecc)
2. Un atteggiamento personale nei confronti del sesso
3. Il comportamento sessuale

Vediamoli uno per uno.

1 – Opinione generale sul sesso

Le persone asessuali, come chiunque altro, possono e spesso hanno un parere sul sesso e sulle attività sessuali. In generale, ho visto i seguenti atteggiamenti, anche se sono sicura che ce ne possono essere di più:

  • Sex-positive: opinione che riflette, in generale, quella del movimento sex positive, con l’affermazione dell’importanza della libertà di tutti di partecipare (o no) in qualsiasi attività sessuale, con particolare enfasi sull’aspetto del consenso e della sicurezza.
  • Indifferente: opinione che può sembrare simile al sex-positive, con un atteggiamento generale del tipo “Non mi interessa quello che fanno gli altri”, ma meno focalizzata sull’affermazione dei diritti e della libertà delle persone in materia di sesso.
  • Sex-negative: opinione di quelle persone che hanno un’idea negativa del sesso, che potrebbe essere visto, per esempio, come cattivo, peccaminoso o sporco, o in generale troppo enfatizzato nella società di oggi, mentre (per queste persone) non dovrebbe esserlo.
  • Anti-sessuale: atteggiamento che può sembrare simile al sex-negative, ma che appartiene a quelle persone che non solo hanno un parere peggiore del sesso, ma che vedono le persone sessualmente attive (e/o sessualmente attratte) come inferiori a causa di esso . Le persone sessualmente attive potrebbero essere descritte come più simili agli animali, e di solito un alto valore è messo sul celibato e sulla castità.

2 – Atteggiamento personale nei confronti del sesso

Le persone asessuali, ancora una volta come chiunque altro, hanno anche a che fare con il sesso e attività sessuali nella loro vita personale, non solo riguardo il comportamento sessuale (di cui parleremo a breve), ma anche proprio come un atteggiamento personale nei riguardi di se stessi e del sesso. In generale, ho visto quanto segue, anche se ci può essere di più:

  • Repulsione: alcune persone provano repulsione per tutto ciò che riguarda il sesso, per alcune attività sessuali e/o per alcune cose relative al sesso. Alcuni esempi potrebbero essere i genitali, i fluidi corporei, gli odori o i rumori. Questo non è valido solo per le persone asessuali, ma anche per quelle sessuali. Molte persone sessuali provano repuslione per alcune cose specifiche o per alcune attività sessuali (orale, anale o altro), ed è possibile che alcuni sessuali possano anche essere provare repulsione per il sesso nel suo insieme, il che può creare un conflitto con le loro attrazioni.
  • Indifferenza: alcune persone asessuali sono indifferenti all’idea di se stessi in riguardo al fare sesso, e in genere descrivono il loro atteggiamento come “prendere o lasciare”, nel senso che se il loro partner volesse fare sesso loro non avrebbero problemi ad accettare, ma potrebbero anche facilmente vivere senza mai fare sesso se non ci dovessero essere ‘richieste’.
  • Piacere (per mancanza di una parola migliore): ad alcune persone asessuali piace partecipare ad attività sessuali, per diverse ragioni. Alcune molto comuni sono che gli piace compiacere il proprio partner, o che a loro piace il piacere fisico o l’intimità emotiva con il partner che ricevono da esso. Questo gruppo di asessuali è probabilmente meno conosciuto e meno discusso, anche perché è molto più comune discutere di qualcosa di cui si sente il bisogno di parlare o che ci mette in difficoltà, piuttosto che di qualcosa con cui non abbiamo problemi per nulla.

3 – Comportamento sessuale

I due paragrafi precedenti non spiegano ancora come le persone (asessuali) si comportino nella loro vita sessuale. Per quanto ne so, le persone possono essere:

  • Sessualmente attive: attualmente attive con uno o più partner sessuali
  • Disponibili: attualmente non attive, ma d’accordo con la partecipazione ad attività sessuali se dovessero essere in una relazione
  • Celibi: vergini o attive in passato, sono persone che decidono di non avere rapporti sessuali ( mai o di nuovo), per un motivo o un altro.

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E ‘importante capire che, mentre può essere facile disegnare delle linee tra alcuni atteggiamenti, opinioni e comportamenti, questi non sempre coincidono con la realtà.
Ad esempio, sarebbe facile immaginare una persona celibe sex-negative e che prova repulsione, o una persona sex-positive a cui piace il sesso e che sia sessualmente attiva o disponibile. Ma la realtà dimostra che le situazioni di cui sopra possono essere mischiate in qualsiasi tipo di combinazione possibile, quindi ci possono essere persone celibi sex-positive che provano repulsione personalmente, persone sex-negative a cui piace personalmente il sesso e che sono sessualmente disponibili, e magari perfino persone antisessuali che provano repulsione e che sono sessualmente attive, ecc

Ovviamente, alcune opinioni si scontrano con alcuni degli atteggiamenti e con alcuni dei comportamenti, ma ciò non significa che non co-esistano in alcune persone: significa solo che, a queste persone, causeranno probabilmente un po ‘di disagio, dolore, disgusto di sé o problemi di autostima.

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Come ho detto nell’introduzione, questo è solo il modo in cui io personalmente vedo la questione del sesso e del come la gente, asessuale e non, pensa a o si relaziona con esso. Questa spiegazione mi ha aiutato a parlare della questione delle persone asessuali e del sesso più volte, ed è generalmente accolta con la comprensione che le persone asessuali non sono poi così diverse dagli altri, che sì, potrebbe essere più facile incontrare una sorta di opinioni e/o atteggiamenti piuttosto che altri parlando con gli asex, ma che nessuna di queste è esclusiva degli asessuali né dovrebbe diventare uno stereotipo.

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